Tema: un giorno alla Community School

Ostia, Venerdì 13 Settembre, 2013

Al parco della Longarina  quest’oggi Danilo, Mirko ed io (Sabina) siamo stati i primi ad arrivare. Pensare che sia scuola acquisisce tutt’altra sostanza, quando il luogo in cui arrivi è caratterizzato da grandi alberi, giochi per bambini e piccole costruzioni in legno che fanno da aula o da capanno per gli attrezzi. Mentre il sole  prosegue il suo percorso nel cielo, quella che si mostra innanzi a noi è una giornata limpida, sembra quasi lavata di fresco, mentre si percepisce il nostro graduale avvicinarsi all’autunno.

Ho avuto la fortuna oggi di esser qui, alla Community School, con quello che trovo uno dei gradi più onorevoli all’interno del progetto Community Education, quello di volontaria. Certo il mestiere di bambini rimane senza ombra di dubbio inimitabile, di quelli per cui non si può bleffare ai colloqui, è per questo che essendo fuori fascia d’età per tale ruolo ho cercato il modo di partecipare come potevo, mettendomi a servizio.

Nell’atmosfera rilassata che precede l’orario di inizio mi sono dedicata con rastrello e paletta a catturare un po’ di cartacce sparse qui e là, fiocchi di plastica, bottiglie, fazzoletti, contenitori sparsi. Le macchine, la città e i suoi rumori si perdevano nel sottofondo, fuori contesto, mentre lo spazio verde accompagnato dal suono di piccoli animali, insetti, uccellini, prendeva il sopravvento.

Per me raccoglier cartacce è un’attività che rilassa: giocare ad esser custode del giardino mi ricorda quando da piccola, utilizzando le grandi pinze nere del caminetto, ripulivo il davanti della casa dagli infiniti mozziconi, lasciati alla partenza dai gruppi che avevano trascorso lì l’estate. Erano questii formati prevalentemente da persone portatrici di handicap, fisico e psichico, liberi una quindicina di giorni l’anno dalla loro vita di casa-famiglia in città. I tentativi di distribuire posacenere o vasi pieni di sabbia si rivelavano tendenzialmente vani o non abbastanza efficaci, quindi eccomi lì, nei miei giorni di allora, nella funzione di piccola pulitrice.

Tra i principi che potevano appartenere allo Zen o potevano anche non appartenervi, vi era quello per cui le pulizie, soprattutto quelle dei bagni, sono opera meditativa riservata ai monaci di più alto livello. Quantomeno, così ho trovato quest’idea nella mia testa come frutto di memorie acquisite non ricordo esattamente da chi, probabilmente mia madre.

Una cartaccia dopo l’altra riflettevo sul senso del prendersi cura di uno spazio. Prendersi cura di un luogo aiuta a stabilire un legame con esso molto più diretto, molto più forte ed esclusivo del semplice soggiornarvi. Genera un senso d’appartenenza, senza la pretesa del possesso, giungendo più vicini alla forma di ciò che è un dono per sè e per gli altri. Se dovessi pensare a ciò che ha un valore educativo, tocca sicuramente più a fondo l’atto di raccogliere una cartaccia piuttosto che il divieto di buttarla.
Allargando un po’ il discorso, in questo pianeta noi non siamo che inquilini a breve termine che soggiornano,  ma se impariamo a prendercene cura, anche a piccoli pezzi, diventiamo suoi abitanti, imparando a conoscerlo.

Così per un giorno mi sono sentita abitante della Community School, ma il mio pensiero voleva andare a quelli che hanno innaffiato questo seme un giorno dopo l’altro, che ogni giorno hanno pulito l’aula, il bagno, i pennelli, i bicchieri oppure che come genitori si sono occupati di mantenere l’ordine domestico, fare il bucato, ricordare ai figli di farsi la doccia, lavarsi i denti, cambiarsi i vestiti e questo affiancato da tutte le responsabilità e difficoltà quotidiane.
Penso che tutte le persone che con costanza e nel tempo hanno portato la loro cura abbiano dato vita ad un’atmosfera la qui qualità si percepisce con chiarezza.

Quella qualità credo sia la stessa che all’inizio delle attività mattutine con i bimbi è uscita dalle labbra attraverso le parole di questa canzone, di cui non credo sia necessario citare la fonte.

Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno,
con amore ed umilta potra’ costruirlo
Se con fede tu saprai vivere umilmente
Piu’ felice tu sarai anche senza niente
Se vorrai ogni giorno con il tuo sudore
Una pietra dopo l’altra in alto arriverai
Nella vita semplice troverai la strada
che la calma donerà al tuo cuore puro.
E le gioie semplici sono le piu’ belle
Sono quelle che alla fine sono le piu’ grandi
Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore
una pietra dopo l’altra in alto arriverai.

soffione

 

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